La datazione dendrocronologica è la tecnica che consente di datare un manufatto in legno, con una risoluzione pari al singolo anno o inferiore. In Italia, le regole da seguire per la datazione dendrocronologia sono riportate nella Norma UNI 11141, del 2004.
La tecnica si basa sulle leggi che regolano la formazione degli anelli di accrescimento. Nei climi temperati, l’alternarsi delle stagioni determina negli alberi periodi di intenso accrescimento intervallati da periodi di accrescimento ridotto, che si concludono spesso con la stasi vegetativa. Tale avvicendamento induce negli alberi la formazione degli anelli, ognuno dei quali è costituito da due tessuti legnosi tra loro leggermente differenti: il legno primaticcio, che si forma nella stagione più propizia alla crescita (in primavera e parte dell’estate), e il legno tardivo, che viene generato prima della stasi invernale. L’alternanza dei due tessuti ci permette di distinguere un anello dall’altro: di solito la parte chiara dell’anello è il legno primaticcio, la parte scura il legno tardivo.
L’ampiezza dei singoli anelli è in funzione delle condizioni ambientali, e del clima in particolare, in cui la pianta ha vissuto. Se tali condizioni agiscono su una regione piuttosto grande, gli accrescimenti di molte delle piante risulteranno sincronizzati (Fritts, 1976).
In pratica, la datazione di un manufatto si effettua misurando l’ampiezza di un numero adeguatamente elevato di anelli consecutivi, sviluppando così una “serie dendrocronologica” che viene poi confrontata con delle serie di riferimento campione molto più lunghe, dette cronologie master, valide per una stessa specie e una stessa area geografica. Grazie al confronto delle serie anulari (cross-dating), attuabile sia visivamente che attraverso test statistici, le cronologie vengono sincronizzate, ovvero quella dell’oggetto in esame viene collocata in una zona di quella di riferimento dove le analogie in termini di accrescimento anulare sono maggiormente evidenti. Una volta effettuata la sincronizzazione si è in grado di determinare l’anno corrispondente all’ultimo anello misurato sul manufatto, che non coincide necessariamente con l’anno di realizzazione dello stesso, come si vedrà di seguito.
Evidentemente, la costruzione di lunghe cronologie di riferimento costituisce una premessa essenziale nella datazione dendrocronologica. Devono essere il più lunghe e affidabili possibile e rappresentano il termine di confronto per la datazione di serie realizzate sui singoli oggetti lignei. Per alcune specie e regioni geografiche le cronologie costruite nei vari laboratori internazionali consentono oggi di andare indietro nel tempo per migliaia di anni. In Italia abbiamo ora oltre 11000 anni di cronologie di riferimento valide per le conifere Alpine (Bernabei et al., 2018a). Tali lunghe cronologie si sono dimostrate fondamentali, tra l’altro, per la calibrazione delle analisi al radiocarbonio (Bernabei et al., 2018b).
La scelta delle giuste cronologie di riferimento rappresenta un momento cruciale per la buona riuscita della datazione. Idealmente, le cronologie di riferimento dovrebbero essere sufficientemente lunghe, riferite alla stessa specie e area geografica del legno da datare ed essere sufficientemente replicate, ovvero costituite da un elevato numero di campioni, tale da garantirne una vasta applicabilità. Quando non si hanno a disposizione cronologie della stessa specie si può ricorrere a specie diverse, per la stessa area, a patto che l’analogia negli accrescimenti tra le due specie sia dimostrata. Tale confronto è chiamato eteroconnessione. Al contrario, quando la specie è la stessa, ma è l’area geografica di riferimento che cambia, allora si parla di teleconnessione. Anche in questo caso tuttavia le relazioni tra le serie devono essere dimostrate.